Anzoino, la sua Scuola e quel “senso di accoglienza”

Tommaso Anzoino

(Alessia Liso) Tommaso Anzoino, a lungo preside del Liceo Archita, già assessore alla Cultura del capoluogo ionico negli anni 80’ e, soprattutto, uomo di grande umanità, è morto recentemente.

Il Liceo Archita, riconoscendolo come uno dei suoi grandi pilastri, ha tenuto un minuto di silenzio nello scorso 1 marzo. Tra le persone che lo hanno conosciuto, la professoressa Maria Laura Corrente ci ha concesso una breve intervista sul suo conto.

Chi era per lei Tommaso Anzoino?

«Anzoino è stato un preside speciale. Chiunque abbia lavorato con lui è portato a dire “è il mio preside” e significa riconoscergli delle caratteristiche particolari. E lui ne aveva tante. Prima di ogni cosa era un intellettuale. La sua dimensione era quella della scuola e una cosa che emergeva, quando si aveva il piacere di lavorare con lui, era il suo amore per le nuove generazioni. La sua dimensione era proprio nel contatto con i ragazzi e tutto questo creava un’atmosfera conciliante . E’ stata una figura molto importante nella mia storia professionale. Alcuni presidi si sono anche avvicinati, in qualche maniera, al suo profilo. Non a caso, sono quelli con cui ho lavorato meglio. Con Anzoino si viveva un’atmosfera culturalmente ricca»

Come lo ha conosciuto?

«Era il preside del Livio Andronico, lo conobbi in occasione del passaggio tra medie e superiori. Lì mi resi conto della persona che era. Poi, nel 2000, sono approdata al liceo Archita ed ero molto felice perché alla presidenza c’era lui. Anche in quegli anni era una scuola molto vivace e io avevo la sensazione netta che la cultura si producesse grazie al coinvolgimento dei ragazzi, che poi è lo scopo della scuola: insegnare a produrre qualcosa di costruttivo.»

Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, ha dichiarato che chiunque abbia conosciuto il prof Anzoino custodisca in lui un ricordo di umanità, è d’accordo ?

«Assolutamente sì, perché era capace di entrare in empatia con la gente. Ironica, simpatico… tipico delle persone molto intelligenti. Era inoltre dotato di un grande senso di umanità”.

Molti hanno cercato di definirlo: l’Archita lo ricorda non come un “preside di passaggio” bensì come “il faro illuminante” dello stesso liceo , chi lo ha conosciuto come “colui che ha aperto l’Archita al mondo” o “colui che ha reso gli studenti padroni della scuola”. E’ d’accordo con queste definizioni?

«Si. I ragazzi avevano questo senso di padronanza della scuola, nel senso che potevano agire come in un luogo amico che li mettesse in condizione di esprimersi e poi, in merito al fatto di aver aperto l’Archita al mondo, tutte le iniziative degne di nota erano accolte e favorite dal preside. L’impressione che si poteva avere era che i ragazzi stessero molto fuori dalle aule quindi di un apparente disordine: ma non era così. I ragazzi erano spinti alla partecipazione, non all’isolamento.»

Che idea di scuola l’è rimasta grazie a lui?

«Quello che spero i miei alunni vedano ogni giorno, cioè una scuola basata sulla curiosità e certamente su quel senso di accoglienza che Anzoino sapeva interpretare.»