Anzoino, l’Archita ricorda il preside intellettuale

(di Alessia Liso)

Tutti sogniamo, o meglio, serbiamo la speranza di essere ricordati da qualcuno nel migliore dei modi. Ci auguriamo che ci lodino in quanto persone, esseri umani che hanno lasciato qualcosa nella vita degli altri e, magari, in quanto persone in relazione con la professione di cui ci siamo occupati.

Tommaso Anzoino è stato ricordato così nel primo anniversario dalla sua morte da studenti e docenti dell’Archita di oggi, lo scorso febbraio.

Prima come Tommaso, persona legata ai valori della libertà e caratterizzata dal suo essere un artista, di quelli che fanno del mondo la loro tela, la loro pagina bianca, e come Tommaso Anzoino, il dirigente, il professore amico degli studenti e punto di riferimento del Liceo Statale Archita.

Tante delle persone che hanno avuto l’occasione di conoscerlo si sono riunite nell’auditorium dell’istituto Maria Immacolata  per mettere insieme i ricordi di lui che avevano accumulato nel corso delle loro differenti esperienze.

E non poteva uscirne fuori un quadro più variopinto, ricco.

Autentico, ironico e umano sono stati gli aggettivi che meglio hanno potuto riassumere la sua persona e non sono mancati accenni alla sua attività di scrittore il cui stile è stato detto vicino a quello di Saramago e di Marquez, un periodo svestito dalla punteggiatura forte fornito però della potenza narrativa di “100 anni di solitudine”. Dal momento che non si ha avuto modo di entrare in contatto con la sua umanità, sarebbe il caso di recuperare leggendo i suoi libri “Storia di mezza giornata” e “Lì”.