Luca, Fabiana, Aurora, Deva, Ilenia, Rossana, Danila e Paola raccontano i giorni più lunghi

(di Fabiana Ciaccia) Se non si può dire così, mi permetto di esprimermi lo stesso in questo modo (e chiedo scusa), perchè non saprei rappresentarlo meglio: è stato l’anno più bianco e più nero della mia vita. Mi ricordo quando ero nel laboratorio e la mia professoressa di Fisica del biennio ci stava facendo fare un certo esperimento, di cui francamente nessuno aveva capito nulla…

Tutta la mia classe aveva una relazione da fare per la settimana successiva e, prima ancora di realizzare il tutto, eravamo a casa. Si festeggiava. “Sono solo due settimane” e a me, come ai compagni, non dispiaceva. Io me lo ricordo quando dovevo essere a scuola… e invece ero seduta a tavola a guardare in in tv carri armati di Bergamo. Quando in un film succedono cose simili, o anche peggiori, non puoi neanche immaginare che possa diventare realtà. Il lockdown è stato divertente all’inizio… ma dopo neanche un mese si è rivelato un incubo. Volevo uscire di casa, vedere la mia migliore amica, gli altri amici, il mio ragazzo, i miei nonni. Volevo prendere il pullman e ascoltare la musica guardando fuori dal finestrino.

Arriva maggio (2020) si può uscire. Normalmente una persona dovrebbe pensare al meglio. Pensare che, magari, da quel momento in poi ttuto può andare bene, perchè il peggio è passato. Ti puoi riprendere dallo stress e trascorrere un’estate fantastica. Per me fantastica non è stata. E’ stata vuota, noiosa. E con l’inizio dell’anno scolastico poteva andare solo peggio. E così è stato. Sento che questa storia andrà avanti almeno per un altro paio d’anni e che nessuno potrà più restituirmi ciò che io e che tutti gli altri abbiamo perso. Sento di vivere in un mondo di insicurezze, dove non so neanche cosa farò domani e quindi pensare a un futuro non può che farmi paura.

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(di Paola Esposto) Un anno di covid, non tanto diverso dagli anni della guerra che hanno combattuto i nostri nonni: l’umanità intera contro un nemico comune che gioca sporco. Un anno è passato, eppure posso ricordare benissimo ancora gli ultimi giorni di libertà, il sapore degli ultimi attimi, i sorrisi dolci dei miei amici, le corse dalla fermata del pullman alla scuola e viceversa, la tanto odiata pioggia, il vento che ti scompiglia i capelli, il sole che ti bacia la pelle, gli occhi degli sconosciuti che dimenticherai un secondo dopo averli guardati di sfuggita.

Un anno di giorni identici: la sveglia alle 7.00, la solita postazione, il computer, i libri, le solite facce, qualche film la sera e un’altra giornata è finita senza alcuna novità. Ma il tempo continua per la sua strada e non ci restituirà neanche un secondo. Dopo un anno c’è solo tanta consapevolezza e la stanchezza accresce la voglia di andare avanti, di voltare pagina; tra i balconi non c’è più nessun arcobaleno che ci ricorda “ce la faremo” e nessuno che canta e balla. Ci è servito un anno di covid per capire quanto sia preziosa la quotidianità.

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(di Deva Calabrese) Penso che ricorderò il 2020 per sempre, sia per tutto ciò che ha coinvolto l’intero mondo sia per questioni personali. Inizialmente ho creduto che la situazione covid si fosse potuta risolvere nel giro di qualche mese, che in breve tempo il virus rallentasse… come una semplice influenza.

Contro le mie aspettative, oggi, siamo tornati al punto di partenza con più contagi di prima. Dopo il primo lockdown mi è sembrato che le cose si stessero risolvendo, mi sono illusa di poter tornare alla normalità ed effettivamente così è stato per tutta l’estate 2020, finché siamo stati costretti a rimanere chiusi in casa per più di venti giorni. Ma la cosa peggiore è stato vedere uno stretto componente della mia famiglia nella stessa situazione delle persone di cui si parlava al Tg. Ci sembravano così lontane da noi… Ho paura che le cose non migliorino o che addirittura peggiorino, ho paura di continuare a perdere del tempo prezioso che non mi verrà restituito, ho paura di perdere una persona cara, ho paura di abbracciare i miei amici e perfino i miei familiari e, per finire, ho paura di non poter mettere fine a questo timore per tanto tempo ancora.

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(di Ilenia Pia D’Amone) È già passato un anno da questo nemico invisibile, questo virus chiamato Covid-19, che è entrato nelle nostre viste e le ha segnate, per sempre.  Nella prima quarantena iniziata a marzo 2020, questo incubo era ancora una novità, nessuno si aspettava durasse un anno e pure più. Scuole chiuse, palestre chiuse, ristoranti e bar chiusi, nessun tipo di spostamento se non per urgenze, ogni tipo di divertimento, assembramento di persone vietato..

Questi e altri sono stati i motivi per cui le persone forse sono cambiate radicalmente. Quest’ultimo anno ha cambiato anche me. Inizialmente, l’idea di non andare a scuola per qualche settimana nonci sembrava del tutto malvagia. Ma dopo un anno, lo è diventata. Per me (così come per tutti, immagino) è stata veramente una notizia sconvolgente. Non immaginavo neanche come si potesse fare tutto ciò, invece oggi è la normalità. Non poter vedere parenti, amici o persone a me care è stato il trauma più grande. Avevo la costante nostalgia dei momenti passati insieme a loro e vedevo spesso le foto della mia galleria come se fossero un ricordo lontano. Anche la chiusura delle palestre mi ha veramente colpita. Nei vari lockdown ho provato ad allenarmi a casa ma con scarsi risultati e ciò mi ha davvero  demoralizzato. Mi sono adattata ad una “nuova” vita, con nuove abitudini e nuove esigenze. Spero possa tornare, al più presto, tutto alla normalità e recuperare tutti i momenti persi, perché questi anni non tornano più indietro.

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(di Danila Panico) Quando al tg annunciarono che tutti gli studenti di ogni ordine e grado sarebbero dovuti rimanere a casa per due settimane a causa di una pandemia globale, nessuno s’immaginava che poi saremmo stati in casa per un anno intero, praticamente.  Iniziare a sentire i numeri altissimi di persone che si ammalavano non faceva che demoralizzarmi di più.  I due mesi di lockdown 2020 poi, sembravano essere infiniti ed è tutto (ancora oggi) surreale, perchè era impossibile immaginare una cosa del genere.  Per fortuna poi è arrivata l’estate, che nonostante tutto, ho cercato di passare nel migliore dei modi con i miei amici e cercando di divertirmi il più possibile, ed eccoci invece oggi, in zona rossa, ad un anno dal covid 19, dove sembra che sia ripartito tutto da capo. 

Spero perciò in un domani migliore e di poter passare un’estate come quella dell’anno scorso. Soprattutto spero di poter riabbracciare al più presto i miei compagni di classe che mi mancano tantissimo. 

(di Luca Lorusso) “Wow, che figata, la scuola chiude per due settimane!!! “ Questo è quello che ho pensato un anno fa ad inizio lockdown, quando, a fine febbraio 2020, ci hanno comunicato che sarebbe stato più prudente chiudere le scuole per un breve periodo. Chi poteva immaginare che quello era solo l’inizio di una situazione talmente pesante da segnare inesorabilmente la vita di tutti noi. Seguire ogni giorno i “bollettini di guerra” che puntualmente ci informavano del numero dei morti, dei contagiati e dei, numericamente irrilevanti guariti, mi convinceva sempre di più che non avrei avuto un’ adolescenza “normale”.

Il primo lockdown è stato un’esperienza non tanto pesante: per fortuna, mi vedevo costantemente col mio migliore amico che abita a pochi metri da casa mia. Scendeva di casa con i guanti e la mascherina, io lo stesso e ci incontravamo nel cortile di casa sua. Un privilegio, certo, vista la situazione, ma dover adottare tutte queste precauzioni semplicemente per passare un’oretta insieme, mi procurava ancora angoscia più di quanta già ne avessi. Avvertivamo il pericolo, e in noi aumentava la preoccupazione che il virus colpisse qualcuno della nostra famiglia. Per quanto vedere un mio amico mi potesse far sentire meglio, finivamo sempre per parlare dell’andamento della pandemia in modo pessimista, e già ci prefiguravamo un’ estate chiusi in casa e costretti a tante limitazioni.

Arrivato maggio (2020) i dati erano confortanti, la forte diminuzione dei contagi e dei morti ci ha fatto ben sperare: un nuovo scenario si apriva, la speranza di essere fuori da questo incubo aumentava di giorno in giorno. Si è ricominciato ad uscire e vedere gli amici, e questo per me è stato un grande sollievo.

L’estate 2020 è stata normale, si poteva fare qualsiasi cosa, e pensavamo che ormai era tutto passato,che l’ombra scura sulle nostre teste se ne fosse andata. Con l’arrivo di settembre, ricominciava un nuovo anno scolastico, e seppure con tante precauzioni, era possibile tornare a scuola. Da un lato il piacere di riprendere i soliti ritmi: vedersi davanti a scuola, parlare con i compagni, raccontarsi fatti… Dall’altro la sensazione limitante di non potersi abbracciare, di dover stare attenti e in men che non si dica i primi casi nelle classi, tra gli insegnanti,le prime classi in quarantena, le prime scuole chiuse, la consapevolezza che cresceva che l’ allegria e la spensieratezza dell’ estate aveva fatto di noi tante “cicale“ incoscienti.

 Ad un certo punto è stato necessario chiudere di nuovo le scuole, anche se era chiaro che per noi adolescenti questo poteva essere fonte di depressione, di isolamento e ho sentito di tantissimi ragazzi che hanno sofferto pesantemente questa situazione. Anch’io, certo, ne ho sofferto e ne soffro. Però in questo periodo ho anche dedicato tempo a cose che neppure sapevo mi piacessero: sto cercando di dedicarmi allo studio del pianoforte, un po’ da autodidatta in attesa di poterlo fare con l’ aiuto di un maestro. Mi sta attirando anche la lettura di libri, a cui non ho mai prestato la minima attenzione, mi accorgo sempre di più che sono attento ai cambiamenti che avvengono dentro di me e i rapporti con chi mi è caro sono più profondi, cerco sempre di specchiarmi in chi mi ama e mi sta di fronte.

E così questo anno che a volte sembra passato in un soffio e altre volte sembra essere stato infinitamente pesante, ancora non ha portato alcuna conclusione, la nostra vita rimane sospesa e non sappiamo nulla riguardo all’ eventuale fine di questa pandemia. Oggi come oggi posso solo sperare che i vaccini siano la soluzione.

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(di Aurora Messina) Questo anno di covid mi ha dato e tolto tanto, mi ha dato tempo da spendere con la mia famiglia e da questo ho imparato ad apprezzare le piccole cose come le semplici serate in compagnia dei miei familiari.

Io ad essere sincera sono stata bene, ho anche avuto la possibilità di viaggiare per tornare in Italia dopo 4 anni
in Inghilterra. Ma comunque mi ha tolto la possibilità di vivere i miei anni migliori e di fare tutto ciò che una
ragazza di 17 anni dovrebbe fare. Quest’anno di covid mi ha dato del tempo per riflettere su delle cose che
non ritenevo importanti, come quanto sia importante non dare per scontato la tua famiglia e amici e di
dedicare sempre del tempo a loro e non dare per scontato nulla.

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(di Rossana Molino) Durante quest’anno di pandemia ho capito molte cose. Ho avuto un cambiamento sia fisico sia mentale.

Ho anche inoltre apprezzato valori che prima non consideravo come quello dell’amore di una
famiglia e dell’amicizia. Non vedendo i miei amici, o vedendo tutto chiuso e non potendo uscire, ho
provato un senso di vuoto, anche perché prima trascorrevo la maggior parte del mio tempo fuori
casa. Quando è arrivato il 2021 speravo in un anno migliore, anzi spero che quest’anno termini nel
migliore dei modi per riprenderci tutti i bei momenti che ci sono stati strappati via durante tutto questo
tempo.